Ho avuto modo di vederlo da vicino un paio di volte e ho sempre seguito le sue opinioni riguardo i fatti di attualità e le sue idee sulle questioni dove spesso la religione va in fuorigioco.
Carlo Maria Martini ha voluto morire secondo i suoi principi, chiedendo di sospendere le cure per evitare l'accanimento terapeutico: lui stesso nel 2007 fece un'importante osservazione a lato della vicenda di Welby, facendo un distinguo tra eutanasia e astensione dall'accanimento terapeutico. Vi cito questo estratto dell'articolo
Evitando l'accanimento terapeutico «non si vuole ... procurare la morte: si accetta di non poterla impedire» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2.278) assumendo così i limiti propri della condizione umana mortale.
Il punto delicato è che per stabilire se un intervento medico è appropriato non ci si può richiamare a una regola generale quasi matematica, da cui dedurre il comportamento adeguato, ma occorre un attento discernimento che consideri le condizioni concrete, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. In particolare non può essere trascurata la volontà del malato, in quanto a lui compete - anche dal punto di vista giuridico, salvo eccezioni ben definite - di valutare se le cure che gli vengono proposte, in tali casi di eccezionale gravità, sono effettivamente proporzionate.
Del resto questo non deve equivalere a lasciare il malato in condizione di isolamento nelle sue valutazioni e nelle sue decisioni, secondo una concezione del principio di autonomia che tende erroneamente a considerarla come assoluta. Anzi è responsabilità di tutti accompagnare chi soffre, soprattutto quando il momento della morte si avvicina. Forse sarebbe più corretto parlare non di «sospensione dei trattamenti» (e ancor meno di «staccare la spina»), ma di limitazione dei trattamenti. Risulterebbe così più chiaro che l'assistenza deve continuare, commisurandosi alle effettive esigenze della persona, assicurando per esempio la sedazione del dolore e le cure infermieristiche. Proprio in questa linea si muove la medicina palliativa, che riveste quindi una grande importanza.
E che dire poi riguardo all'apertura per l'uso del condom per combattere le malattie, o l'opinione favorevole per le adozioni ai single. Ultima, non per importanza, l'apertura alle unioni civili e ai gay.
Se questa chiesa mi sta allontanando anni luce dalla religione, Carlo Maria Martini è stato uno degli ultimi baluardi nel provare a capire i problemi di oggi e capire che non siamo più nel 1200. La caccia alle streghe è finita, le crociate non si fanno più e le famiglie di oggi hanno nuovi problemi. Un caro saluto, sperando che in futuro avremo persone che sappiamo proseguire il suo cammino.