L'altro giorno leggendo su essere niente un intervento dedicato a Paolo Barnard, si è cominciato a parlare nei commenti di giornalisti che pare cerchino di cavalcare l'onda degli indignati a solo scopo di vendere libri o far soldi con articoli o quant'altro.
Ecco io mi sono chiesto allora: ma qual è il confine tra giornalista e macchina da soldi? Quando un giornalista può essere considerato un vero paladino della verità e quando invece va definito avvoltoio che finge di essere indignato, di parlare di scandali al solo scopo di vendere di più?
Partiamo dal presupposto che il giornalista è una vocazione ma è anche un mestiere e come tutti i mestieri, c'è un aspetto economico. Diciamocelo, non si vive di verità, la spesa va fatta, una vita va vissuta. A volte quindi di leggono cose che mi fanno sorridere - non sto parlando di essere niente, ma di altri siti in genere -. Commenti tipo "Ah guarda, Saviano - il primo che mi viene in mente - denuncia le cose ma poi scrive libri". Ragazzi, è uno scrittore, di qualcosa deve campare. I suoi libri non costano un occhio della testa. Lo stesso dicasi per un po' tutti questi personaggi. In passato difendevo Grillo e mi incazzavo quando dicevano "Parla parla, ma è milionario". Buon per lui, sa vendersi bene, d'altra parte mica può fare il paladino che fa tutto gratis.
Ma poi si deve fare un altro ragionamento: a volte leggo articoli o sento parlare di libri che cavalcano l'onda del momento. L'anti politica va per la maggiore, in questo periodo sbucano persone che si indignano e tirano fuori cifre. Ora, qui arriva il difficile: a volte mi pare si dicano cose scontate che già immagino io, a volte si nomina solo la casta, perché aumentano gli introiti e poche volte si va oltre e si tirano fuori gli scandali veri, quelli davvero grossi. Ecco qui diventa dura allora capire: si deve saper capire quando un giornalista va in fondo al problema per la passione del suo lavoro e quando si accontenta di raccontarti qualcosa. Come se un cuoco ti descrivesse un'arancia guardando solo il guscio e senza assaggiarla.
3 commenti:
Capire la differenza non è una cosa facile, per niente!
Intanto magari aiuta la qualità, nel senso che comunque si capisce se una cosa la scirvi perchè ci hai ragionato sopra avendo fatto un'esperienza o se l'hai scopiazzatada altri mille libri. Maanche questo è un compito arduo!
Il problema è che non è facile fregare i giornalisti sul loro campo: la forma. Un giornalista ha una grande proprietà di linguaggio, se vuole sostiene delle scemate con un linguaggio forbito che spiazzerebbe chiunque.
L'altro parametro potrebbe essere la sovrapposizione di versioni, sentire più campane. Ma spesso troppe campane "stonano all'unisono". Alla fine io di base mi faccio l'idea mia, poi il tempo fa capire se un giornalista mette cuore.
Se fai il giornalista di gossip, o quello sportivo segui un filone nazional popolare dove c'è solo intrattenimento. Se fai il giornalista che vuole dire la verità non puoi fare demagogia come il politico per raccattare proseliti dalla gente. Devi andare fino in fondo e come dici tu Paolo, sbucciare l'arancia e se è marcia ne devi parlare.
Ma questa, in questo mondo è pura utopia. Siamo noi che dobbiamo da soli sbucciare le arance e capire...
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