Grazie ad un servizio visto su Le iene, ho potuto conoscere la Campagna abiti puliti, che si batte per i diritti dei lavoratori che producono i vestiti. Come immaginerete, spesso i capi che pagate anche un botto di soldi per un marchio, ma anche gli abiti di marche meno blasonate, sono prodotti in Stati dove la manodopera costa poco.
Ma al di là del costo del lavoratore, spesso in questi posti anche le condizioni non sono il massimo. Ad esempio i jeans che comprate hanno l'effetto rovinato. Se vi chiedete come facciano a fare questo effetto, sappiate che è grazie alla sabbiatura, una tecnica nociva per i lavoratori. La sabbia fa malissimo ai polmoni e agli occhi. Per anni i produttori se ne sono fregati, questo gruppo di volontari è riuscita a far leva e a far cambiar idea ad alcune aziende. Altre purtroppo continuano a far orecchie da mercante.
La cosa è alquanto schifosa: jeans venduti a 100 200 euro sono già prodotti in Stati del terzo mondo quindi con costi ridicoli, il tutto con tecniche pericolose per il lavoratore. Cazzo, guadagnerebbero già molto producendo gli abiti senza sfruttare i lavoratori e senza mettere a rischio la loro salute, ma loro vogliono ancor di più: non basta guadagnare milioni, ne voglio ancor di più, per poter sfoggiare i propri vizi, mentre poveri operai muoiono a causa di queste tecniche. Per fortuna aumentano le aziende sensibilizzate da queste persone.
Altre campagne sono in corso, contro pellicce o per salari più equi. Ecco il sito, andate a vedervelo. Vi linko anche il video delle Iene, interessante.
12 commenti:
sfondi una porta aperta ;)
mi ciulla niente della marca blasonata, ma il problema è che anche le marche non blasonate adottano i medesimi processi produttivi
Ironicamente proporrei di andare in giro in mutande: azz.. un altro, tra manovre e contromanovre, ci portano via pure quelle!
felice WE :)
Oltretutto comincia a far freddo, ci si deve coprire ora :-D Bhé dai si può cominciare a scegliere le marche che hanno smesso di adottare queste tecniche. Il consumatore ha un'arma potente: il poter scegliere dove comprare.
Vero, siamo noi che decidiamo cosa comprare, l'importante è sapere.
Ciao, buona giornata
sisi: a volte me ne dimentico ;)
son sbadata ma pignola ma scettica.
Assolutamente, ci si deve informare, Giglio.
Chaillrun, fai bene ad essere scettica, però io tendo a fidarmi se un'associazione come questa mi avvisa su quale marca fidarmi, penso facciano controlli.
Sennò iniziamo a produrci in casa i jeans :-P
Interessante questo post, andrò a visitare il sito.
Della marca me ne frega una cippalippa! Forse quando ero una ragazzetta adolescente ci tenevo un po' di più ma ora guardo solo la qualità, i tessuti...i più naturali possibili :)
Avendo lavorato in un negozio conosco bene questi problemi... mi sono molto documentata per conto mio per andare a fondo a questa storia. Grazie per la segnalazione!
Molti vestiti d'alta moda sfruttano la manodopera per incrementare i guadagni. Il mondo è diventato un vero schifo; salutoni a presto.
Pensate che anche a Barletta c'erano persone sottopagate e sfruttate per confezionare abiti griffati (originali eh? mica taroccati).
Non c'è nemmeno bisogno di andare nel terzo mondo per trovare queste situazioni...
Sì Cavaliere, è una schifezza.
Bastian contrario, a volte guardiamo lontano quando i problemi sono già ad un palmo di naso.
Ovviamente questo esempio sta all'estremo dello schfo ma non c'è bisogno di andare così lontano: Lipari (casa mia), la pumex ha esprtato la pomice in tutto il mondo per circa un secolo, deturpando la montagna e facendo venire la silicosi a tutti gli operai senza neanche risarcirli. Meno male che l'hanno chiusa (non senza casini e minacce però!).
Sono tante le storie di ordinario pericolo per i lavoratori. A volte mi chiedo se siamo nel 21° secolo o se siamo ancora indietro: con le tecnologie odierne nessuno - o quasi - si dovrebbe far male ed ammalare sul luogo di lavoro.
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