Alla fine era solo uno zaino pieno di vestiti, dimenticato da qualche smemorato. Peccato che lo ha dimenticato a Tel Aviv - dove già di loro sono in sbattimento -, vicino tra l'altro all'ambasciata americana. Seppur la cosa sia accaduta prima dell'episodio di Bengasi, di certo uno zaino davanti ad un'ambasciata non passa inosservato.
E tutto è avvenuto dall'hotel dov'ero questa settimana. Così, ecco dei soldati che chiudono la strada, senza nemmeno troppo preoccuparsi di dare un percorso alternativo alle auto: non sono fatti loro. Va meglio ai pedoni, dato che possono passare dalla spiaggia. Io mi aspettavo robot che facessero brillare lo zaino, ma a sto giro non è andata così. Un agente, ha legato con una corda lo zaino, così da poterlo rivoltare e svuotare da distanza di sicurezza. Ed ecco cadere solo delle vesti.
Io sinceramente ero pronto ad abbassarmi o a prepararmi a qualche scoppio, ma vedevo la gente tranquilla e gli stessi agenti per nulla turbati da quello zaino. Finito tutto, via il nastro e la circolazione riprende, con qualche clacson protestante. Fine dello show.
7 commenti:
A quanto pare ci si abitua anche alla paura.. ma è una cosa positiva?
Secondo me non era abitudine alla paura, ma quasi certezza che non fosse una bomba, unita alla distanza di sicurezza che fa sentire tranquilli.
Io personalmente mi sarei fatta sotto, ci sono poche cose al mondo che mi spaventano come le esplosioni!
forse hanno di meglio da preoccuparsi invece che uno zaino!
lu
accidenti, che strana cosa. Sono arrivata qui per caso e spero di vederti nel mio blog. Ciao
X Maraptica: alla fine vedevamo tutti tranquilli e per questo lo eravamo pure noi.
X Lu, eh sai uno zaino può nascondere tante cose.
Stefania, grazie per la visita, entro sera sbircerò il tuo blog :-D
Che roba!
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